In tutte le composizioni
che Girolamo Dalla Guarda propone vi è
un senso di smarrimento, un perdersi dell'oggetto nell'angoscia
che vi sovrasta con tutto il suo peso: ora è un volto di donna
attonito, ora una figura abbozzata, ora un albero approssimato
che accoglie nella sua chioma bloccata frutti o fiori emblematici.
Vi si scopre l'ansia dei pittore, forse inconsapevole, di fermare
ogni cosa nella propria zona cromatica per mezzo di contorni
marcati; ma ogni cosa, tuttavia, sembra sfuggire come nelle
dissolvenze dei sogno; e l'occhio smarrisce l'immagine, e si
perdono i rumori dei primo effetto in silenzio inquietanti.
Nel ricordo degli espressionisti tedeschi, vi è un innesto dì
personale carica umana, talora incontrollata ma che tuttavia si
esprime in uno spazio ben costruito e vibrante di colore. Con la
suggestione che deriva dal comporsi dei piani cromatici, emerge
una certa ingenuità: sincerità ed umiltà che ben riscattano
l'opera di Dalla Guarda dall'originario dilettantismo.
Mario R. Albanese |