Critica
Testo critico di Mario R. Albanese.
In tutte le composizioni che Girolamo Dalla Guarda propone vi è
un senso di smarrimento, un perdersi dell'oggetto nell'angoscia
che vi sovrasta con tutto il suo peso: ora è un volto di donna
attonito, ora una figura abbozzata, ora un albero approssimato
che accoglie nella sua chioma bloccata frutti o fiori emblematici.

Vi si scopre l'ansia dei pittore, forse inconsapevole, di fermare
ogni cosa nella propria zona cromatica per mezzo di contorni
marcati; ma ogni cosa, tuttavia, sembra sfuggire come nelle
dissolvenze dei sogno; e l'occhio smarrisce l'immagine, e si
perdono i rumori dei primo effetto in silenzio inquietanti.
Nel ricordo degli espressionisti tedeschi, vi è un innesto dì
personale carica umana, talora incontrollata ma che tuttavia si
esprime in uno spazio ben costruito e vibrante di colore. Con la
suggestione che deriva dal comporsi dei piani cromatici, emerge
una certa ingenuità: sincerità ed umiltà che ben riscattano
l'opera di Dalla Guarda dall'originario dilettantismo.

Mario R. Albanese
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