Ma che bella
mostra, piena di pittura/pittura, ricca di segno e di colore, come un vaso
che trabocca dolce miele invitante. Sto parlando della mostra ospitata in
questi giorni dalla galleria Loreto di Nives Poggianella che ci offre in
visione i lavori di Girolamo Dalla Guarda. pittore vicentino.
E' un incontro piacevole e accattivante nonostante la furia delle creazioni
e della pennellata, è un incontro gioioso nonostante si tratti di
una pittura “in rivolta” mai addomesticata.
“La pittura è il mezzo più efficace per controbattere
il potere, di qualsiasi forma o travestimento si ammanti, il pennello è
l'arma pungente per aprirsi un varco verso la libertà autentica.
Una libertà che nessuna coercizione può opprimere e limitare:
quella del pensiero”. Queste sono parole del nostro artista e la dicono
lunga ed aperta sul suo abito mentale, sul suo atteggiamento verso la pittura,
sul coinvolgimento passionale e totalizzante che la pittura significa, fisicamente
ancor prima che idealmente, per Girolamo Dalla Guarda. La mostra roveretana
evidenzia a tutti gli occhi (e all'occhio più attento in modo quasi
commovente) una dimestichezza percorsi dire istintuale del pittore con ogni
sorta di tecnica. di materiale. di colore.
Acquarello, tempera, matita, biro, gessetto, pennarello, nero per ciglia,
rossetto per le labbra, tutto va bene, tutto viene adoperato per creare
immagini che si fanno e disfano una dentro l'altra in un teatrino grottesco
e rumoroso che non lascia in pace nessuno. Ma il medium è anche qui
il messaggio: i vari strumenti adoperati finiscono infatti per creare mescolanze
inedite di colori e di forme. spazi e suggestioni che come conigli bianchi
dal cappello del mago escono dall'immaginario dell'artista e ci vengono
incontro senza sosta alcuna.
Come nel ritornello popolarissimo riportato in Libera nos a malo (il male
e Malo, paese vicentino) da Luigi Meneghello guardando le opere di Girolamo
Dalla Guarda viene da recitare: “... volta la carta ghe ze na cavala...
volta la carta ghe ze un mulo.... volta la carta ghe ze un pao... volta
la carta ghe ze un piosso... volta la carta ghe ze na gata... volta la carta
ghe ze du putei... volta la carta la ze finia.”. Ma se ogni opera
del pittore è una carta che apre lo sguardo su questo e su quello
è anche vero che il suo gioco non ha fine: non ha quiete, ed è
per noi stimolo e provocazione a raccoglierne l'ebbrezza e I'inquietudine!
“Adige” - 28 novembre 1985, di Mario Cossali |