Con questa mostra
allestita alla galleria «Loreto», Girolamo Dalla Guarda ha indubbiamente
segnato una svolta nella sua produzione artistica, presentando una serie
di opere di grande maturità e di composta espressività che
testimoniano gli evidenti progressi compiuti in questi ultimi anni. Già
la mostra al Palazzo dei Capitani di Malcesine di alcuni mesi fa, aveva
individuato linee di sviluppo che ora sono state chiarite ed approfondite
con grande professionalità. Una forte carica espressiva e una possente
tensione emozionale sono doti necessarie ma non sufficienti alla produzione
artistica, aver capito ciò e aver ricercato le tracce narrative nel
caotico magma creativo, ha determinato lo scarto qualitativo di questi ultimi
lavori.
Il tratto a matita compone il racconto muovendosi attraverso una paesaggistica
fortemente espressiva, la cui acquerellatura concorre a generare uno spazio
scenico coinvolgente, assordante, sempre in procinto d'inghiottire il protagonista
iconico. II segno è allora obbligato a torsioni, sussulti, scatti
improvvisi che conferiscono quel ritmo sincopato che consente a Luigi Serravalli
di affermare correttamente in catalogo che questa è «una pittura,
fortemente rock, dove qui i colori, urlano il loro scontento come là
sono le note».
È infatti il dato cromatico, come una sezione ritmica, a scandire
il procedere narrativo; le figure vivono una continuità cromatica
con lo spazio, sottolineando l'aleatoria fragilità del segno che
tenta con tutte le sue forze di ordinare il racconto, evidenziare le figure,
ma che alla fine è travolto dal ritmo, il quale da solo ricompone
le fratture del racconto. Ma il ritmo coincide con il gesto e la gestualità
invade l'opera distraendo il segno, sconvolgendo i colori, ricreando le
immagini.
Si tratta di una pittura gestuale che pur traendo gli intimi stati emozionali,
non si lascia travolgere dalla totale irrazionalità che infine sfocia
nell'incomunicabile. Il linguaggio è urlato, è «osceno»,
rasenta il turpiloquio, eppure è un linguaggio che domina perfettamente
le proprie strutture sintattiche, accentuando o sfumando, i particolari
del racconto.
La mostra roveretana di Girolamo Dalla Guarda è dunque una tappa
importante nella sua produzione artistica che evidenzia una ricerca sempre
più matura ed interessante, da seguire con la massima attenzione:
inoltre con questa mostra la galleria «Loreto» conferma la sua
sensibilità verso le più attuali e approfondite ricerche artistiche.
"Adige", 23 novembre 1985, Danilo Eccher |